"Non possiamo che essere sconcertati dalla scelta di Fiera di Rimini e siamo pronti ad affrontare questa sfida e a sostenere la leadership di Xylexpo con tutti gli strumenti a nostra disposizione”. Non c’è esitazione alcuna nelle parole di Ambrogio Delachi, presidente di Acimall, che ha commentato così l’annuncio della Fiera di Rimini di voler organizzare una rassegna espositiva in aperta concorrenza con Xylexpo, la biennale mondiale delle tecnologie per il legno e le forniture per l’industria del mobile che si terrà dal 4 all’8 maggio 2010 a Milano. Una rassegna che, in oltre quarant’anni di storia, ha saputo conquistare una leadership mondiale, consacrata come l’evento più importante degli anni pari, forte di oltre 82mila visitatori (il 51,5 per cento dall’estero), una superficie espositiva di 75mila metri quadrati e oltre 850 espositori da tutto il mondo. Una rassegna che, fra l’altro, è organizzata da Cepra, braccio operativo di Acimall, l’associazione confindustriale che rappresenta oltre 210 aziende del settore (la quasi totalità delle imprese attive nella produzione di tecnologie per il legno) che realizzano oltre il 91 per cento del fatturato di settore e rappresentano una eccellenza del “made in Italy” da oltre cinquant’anni riconosciuta a livello mondiale.
Di qualche settimana fa la scelta di Rimini di entrare in rotta di collisione con Xylexpo, programmando una fiera del tutto analoga esattamente dieci giorni prima della apertura dei cancelli della rassegna milanese. Rimini, dunque, contro Milano, che è sede di prestigiose manifestazioni fieristiche di rilevanza mondiale, in particolare di quelle dedicate alla meccanica strumentale!
Delachi ha poi aggiunto: “Abbiamo atteso fino ad ora di far conoscere la nostra opinione su questa deprecabile vicenda, increduli che una tale proposta – peraltro immediatamente avversata dalla quasi totalità delle aziende italiane del settore, oltre che da imprese e gruppi stranieri – potesse essere presa in seria considerazione. In un periodo economico così complesso e difficile – che dovrebbe vedere ogni ente, istituzione, impresa fare quadrato a difesa di un settore industriale che sente minacciato il proprio primato – ci troviamo invece costretti a disperdere energie preziose per contrastare scelte che non guardano certo all’interesse del “made in Italy”.
Mai così male il commercio estero italiano. Secondo i dati Istat lo scorso anno l'export verso l'Ue è diminuito del 22,5%, l'import a -17,8%. Nel 2009 si è registrato un deficit di 1,791 miliardi.
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