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31/03/2009

VOGLIA D’ACCIAIO DI RIPRESA

Combattere la crisi ed esportare il know how italiano, la ricetta del comparto italiano in quattro punti

Nervi d’acciaio e tanta voglia di ricominciare. Dopo la manifestazione “Made in Steel”, che si è conclusa lo scorso 20 marzo facendo il punto sul comparto della siderurgia italiana, giungono ancora giudizi positivi sull’evento, ma anche sulla voglia di protagonismo dell’acciaio italiano. Un giudizio favorevole arriva anche dall’America che loda la “reazione” nostrana tanto vigorosa, considerando la crisi in atto che nel solo mese di gennaio ha determinato un calo della produzione del 40% rispetto al 2008 (-39% febbraio). Una voglia di ripersa che non era scontata, ma sicuramente fortemente attesa.

Made in Steel ha rappresentato un momento decisivo della voglia di andare avanti degli imprenditori siderurgici. Non tanto per i numeri (+35% del fatturato, + 30% di spazi venduti, +30% di visitatori), ma soprattutto perché gli uomini dell’acciaio hanno deciso di serrare le fila e di guardare negli occhi le difficoltà. Non sono fuggiti, ma hanno raccolto la sfida. Così, insieme alla determinazione a rimettersi in gioco – in azienda e nella società – gli imprenditori della filiera dell’acciaio mandano anche quattro messaggi alla politica e alle istituzioni. Quattro punti principali per combattere la crisi, far ripartire il comparto e l’acciaio italiano. Eccoli in breve:

1) Il commercio esige una nuova regolazione, non in senso protezionista, ma tesa a mettere tutti i competitori sullo stesso piano.
2) Il settore chiede che tutte le componenti del sistema economico – a partire dalle banche – facciano la loro parte, tornando ad essere volano e non freno dello sviluppo.
3) Il settore chiede di poter disporre a prezzi di mercato della materia prima energia, come accade ai propri competitori internazionali.
4) Infine, per l’intero sistema Paese, chiede una modernizzazione vera, a partire dagli investimenti annunciati in opere pubbliche ed infrastrutture, che consenta di ridurre le spese improduttive, sia quelle dello Stato che quelle delle aziende.



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