La scomparsa, avvenuta lo scorso marzo, di Michelangelo Manini ha lasciato un grande vuoto nell'azienda. E, alla lettura del testamento, in molti sono rimasti a bocca aperta. Il titolare del pacchetto di maggioranza (66%) ha infatti lasciato ogni suo bene (Faac compresa) alla Curia di Bologna.
Da allora è iniziata una lite giudiziaria per l'eredità, che rischia di avere ripercussioni sulla società, leader nel campo dell'automazione di cancelli, parcheggi e caselli autostradali, che conta 1.500 dipendenti, 12 stabilimenti in Europa e 25 filiali. Attualmente, la Faac è presieduta, per conto della Curia, dall'avvocato Andrea Moschetti, che non ha modificato il resto del management.
Tuttavia, gli scenari potrebbero presto cambiare: domani il giudice si pronuncerà su un'istanza presentata dagli aspiranti eredi. Come era inevitabile, infatti, hanno contestato l'autenticità del testamento oltre dieci tra zii e cugini. Tra questi, una cugina sostiene persino di essere la sorellastra di Michelangelo Manini (si è in attesa dei risultati del test del Dna).
Gli attuali vertici dell'azienda temono che dietro a tali parenti ci siano altre realtà che operano nell'ombra. Non ci sarebbe da stupirsi, visto che nel 2011 il fatturato della Faac è aumentato del 30% e sono stati comprati stabilimenti in Brasile, Stati Uniti e Germania.
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