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01/07/2015

LA DISTRIBUZIONE ASSOCIATA IN ITALIA

Consorziandosi in gruppi d’acquisto, i piccoli e i medi dettaglianti possono ottenere agevolazioni economiche in termini di approvvigionamento derivanti dal maggior potere contrattuale nei confronti dei fornitori, in base al principio secondo cui “l’unione fa la forza” (distribuzione associata). A questo, si aggiungono i vantaggi conseguibili dallo sfruttamento del marchio e dall’ottenimento di supporto in termini di know-how, coordinamento strategico e analisi del mercato. Nel nostro Paese, i gruppi d’acquisto più importanti sono quelli del settore dei beni durevoli, che si sono sviluppati solo in questi ultimi anni.

La struttura a rete classica della distribuzione associata ha manifestato i propri punti deboli, riconducibili alle relazioni negoziali con i fornitori. Sovente, infatti, in questi gruppi d’acquisto si verificano casi di “sovrapposizione negoziale” a causa della crescita dimensionale di singoli  membri appartenenti allo stesso gruppo, che reclamano maggiore indipendenza, anche per questioni di carattere strategico e amministrativo. I rapporti di fornitura e le condizioni economiche che si riescono a ottenere, infatti, rappresentano un aspetto di assoluta centralità nel risultato economico di un’impresa commerciale. Inoltre, non va sottovalutata l’eterogeneità dei format di vendita che spesso caratterizza la distribuzione associata e che penalizza la capacità di controllo e di coordinamento unitario da parte della centrale.

In generale, in Italia la distribuzione associata soffre la debolezza delle catene nazionali, che sono soverchiate dalla potenza dei colossi esteri, in particolar modo nei settori fai da te e giardinaggio, rispettivamente dominati da gruppi tedeschi e francesi. Ne consegue anche una quasi totale assenza di gruppi italiani nei mercati esteri. Così, la distribuzione associata è diffusa solamente in aree limitate e diverse del Paese, senza che i consorzi si facciano realmente concorrenza tra loro. Un’eventuale loro fusione, similmente a quanto accaduto nello sviluppo delle catene d’Oltralpe, farebbe di questi gruppi realtà abbastanza potenti a livello europeo.

Il direttore
Camilla Francesca Galimberti



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